Parto indotto vs parto naturale: quali sono le differenze?

Mi capita davvero spesso di sentirmi rivolgere la domanda sulla differenza tra parto indotto e parto naturale, ovvero tra un travaglio che comincia con induzione e un travaglio naturale. Un argomento forse troppo spesso trascurato, a cui voglio in questo articolo dedicare un approfondimento.

Qual è la differenza tra travaglio indotto e non indotto?

Un travaglio non indotto comincia da solo quando il bambino è pronto all’esperienza della nascita.
Dopo uno scambio di segnali tra mamma e bambino, il sistema ormonale raggiunge un livello tale da innescare il travaglio.
È ovviamente un processo lento, inizia, infatti, dai prodromi, le prime contrazioni, fino a sfociare nel vero e proprio travaglio spontaneo.

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In questo lasso di tempo, quindi, il corpo della donna è in grado di produrre ormoni, come l’ossitocina ad esempio, droghe endogene, che riescono a far abituare in modo graduale la mamma alla nuova situazione e far percepire il dolore del parto meno traumatico.

Un travaglio indotto, invece, comincia con l’induzione.
L’induzione si fa per una patologia legata alla gravidanza o quando si va oltre il termine: in tutti quei casi in cui è necessario interrompere la gravidanza perché c’è un potenziale pericolo per il bambino.
L’induzione, quindi, può avvenire prematuramente oppure tardivamente (41 settimane +4 o +3, in Italia).

Con l’induzione viene comunicato al bambino che è l’ora di nascere (anche se magari lui non ne vuole proprio sapere di farlo! ;).
Dal punto di vista materno, quindi, non c’è il presupposto emozionale e fisco che porta in modo graduale alla predisposizione al cambiamento di cui ti parlavo prima. Ed è proprio questo “effetto sorpresa” delle contrazioni che innesca nella donna un dolore percepito maggiore rispetto al travaglio spontaneo.

Parto indotto e ricovero ospedaliero

La differenza principale tra parto indotto e non indotto è che il primo richiede un ricovero ospedaliero da subito.
Questa necessità, quindi, porterà la futura mamma a vivere il ritmo ospedaliero fin dall’inizio.
L’ambiente ospedaliero, però, è molto diverso da quello casalingo, basta pensare ai bambini che piangono di notte, alle altre mamme in travaglio, ai parenti in visita ecc.
Tutto questo crea un quadro, che a me piace chiamare un “vissuto” che ti porterà inevitabilmente a vedere quanto ti accadrà dopo con occhi diversi.

Chi vivrà un parto indotto, quindi, avrà una percezione molto diversa rispetto a quella che potrà vivere una futura mamma che entra in travaglio a casa propria, circondata dai suoi affetti, e si recherà in ospedale solo nel momento in cui il travaglio sarà già iniziato.

Se a questo si aggiunge che spesso le induzioni non esordiscono subito in un travaglio ma solitamente bisogna prevedere almeno 1 o 2 giorni prima di partorire, puoi capire bene perché il pensiero del parto indotto possa creare disagi e frustrazioni.

Ma il parto indotto è più doloroso?

In teoria no ma è il vissuto che fa percepire alla donna l’esperienza come molto più fastidiosa.
Più che sulla differenza di dolore in travaglio, io metterei l’accento quindi sulla differenza del vissuto del dolore percepito.

Parto indotto: come affrontarlo al meglio?

Per prima cosa, consiglio sempre di armarsi di grande pazienza!
In secondo luogo, anche se ti troverai in una stanza d’ospedale, ricordati di circondarti delle tue cose, come la tua musica, il tuo cibo preferito (consiglio datteri e frutta secca) i tuoi oggetti (un libri e una foto cara).
Infine, non dimenticarti di portarti i tappi per le orecchie perché di notte il reparto di ostetricia non è proprio il luogo più silenzioso per riposare!

Parto indotto vs parto naturale: ecco il video dove ti spiego tutto

Ho preparato per te un video dove ti spiego la differenza tra parto indotto e parto naturale. Guardalo ora!

Ti è piaciuto il video? Vorresti vederne degli altri?

Sul parto indotto sono stata intervistata anche da Marie Claire, puoi leggere qui l’articolo.

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