Uno dei problemi più grandi di un neo genitore è capire se il neonato ha le coliche o il suo pianto è fisiologico. Come distinguere quindi un pianto fisiologico da uno motivato da una situazione di dolore o disagio? In quest’articolo approfondiamo l’argomento insieme.
Nella nostra visione adulta, il pianto rappresenta un segno di disagio fisico ed emotivo, che trova difficile espressione addirittura con il linguaggio.
Se vediamo un adulto che piange e si contorce o si dimena pensiamo immediatamente che stia affrontando un dolore lancinante e magari lo portiamo al pronto soccorso spesso su sua esplicita richiesta verbale. Associamo comunque automaticamente il pianto all’espressione di un forte disagio, al dolore, ad una malattia grave.
In pochi sanno che solo in rarissimi casi le coliche del neonato sono la causa del pianto.
Nel lattante invece solo di rado questo è vero. Bisogna considerare che per lui/lei è l’unica forma di comunicazione con l’ambiente esterno è il suo modo di ottenere quelle cure che potrebbero salvargli la vita.
Come sappiamo, infatti, al termine della gravidanza il neonato nasce ancora totalmente immaturo, ovvero incapace di prendersi cura di sé stesso da solo, totalmente dipendente da un adulto accudente per sopravvivere.
La sua vicinanza e la risposta alla sua richiesta, stimola nel bambino un senso di fiducia e sicurezza che sarà la base della formazione della sua personalità ed intelligenza emotiva. Al contrario il pianto inascoltato, senza accudimento di qualche genere, in lui sviluppa senso di abbandono ed inadeguatezza.
Quindi la cosa più importante di fronte ad un bambino che piange non è tanto in realtà comprendere la causa, quanto accogliere la sua richiesta di aiuto o contatto (come la richiesta del seno).
Prenderlo a sé, allattarlo, modulare la voce, tenerlo addosso, cullarlo, tranquillizzarlo sono le prime cose da fare, mentre si cerca di indagare se l’esigenza espressa sia legata al cambio del pannolino, alla fame o alla carenza di sonno, oppure semplicemente un’espressione verbale fine a sé stessa.
Cosa succede al neonato quando piange?
Quando un bambino piange coinvolge tutto il corpo. I muscoli si contraggono, si accentuano i movimenti energici delle gambe e delle braccia, si attivano i muscoli addominali, il bimbo spinge, stringe i pugnetti, fa delle smorfie assurde con il visino e si contorce.
Ovviamente nel farlo potrebbe emettere dell’aria, che è sempre presente nel suo intestino – anche in quantità maggiore che in quello degli adulti per via dell’alimentazione. Tutto questo però non è correlato né al dolore generico, ma magari più alla sorpresa, né tantomeno alle coliche del neonato.
A volte semplicemente un bagnetto o un giro in auto o il dondolio dell’andare su e giù dalle scale, li calma immediatamente e li fa addormentare.
Come ho già spiegato in altri post, la sera è un momento critico per i neonati, se chiedete in giro vi accorgerete che la maggior parte di loro piangono come se non ci fosse un domani, tra il tardo pomeriggio e la prima parte della nottata.
Nel 1954, in un articolo medico, questa forma di irritabilità è stata catalogata erroneamente come “colichetta” e da allora si è continuato ad usare questa terminologia.
Su centinaia di bambini cui si attribuiscono coliche d’aria, probabilmente, solo poche decine avranno dei veri fastidi addominali, mentre la gran parte sono semplicemente neonati che piangono (per tremila altri motivi, anche i più imperscrutabili). Quindi, quella che sembra una vera e propria epidemia di coliche dei bambini, da cui solo pochi fortunati sfuggono, altro non è che la somma di tanti piccoli problemi e disagi, oppure un momento dello sviluppo del bambino nei primi mesi di vita” – C.Panza – pediatra parmigiano
Sembra che questa situazione, comune a tanti bambini, corrisponda ad una fase di sviluppo del bambino che dovrebbe terminare intorno al terzo/quarto mese, tempo interminabile per i poveri genitori.
“Cosa serve allora a questi neonati? Sicuramente non le goccioline per l’aria, né tanto meno farmaci antispastici, ma semplicemente un genitore che, con calma ed una buona dose di pazienza, si accosti a lui e cerchi di calmarlo prima ancora di capirlo, sperimentando via via soluzioni (cambiarlo, coccolarlo, nutrirlo), che possano rassicurarlo e interrompere il pianto.” C. Panza – pediatra parmigiano
La concomitanza di questa situazione con l’arrivo della sera, il timore di non trovare aiuto o di non essere in grado di contenere il bambino, mette i genitori in un tale stato di ansia che per osmosi peggiora la situazione.
Le corse notturne in ospedale, continua il dott Panza, non fanno altro che torturare ancora di più il neonato che nella peggiore delle ipotesi si ritrova con un sondino nel sederino per eliminare l’aria che ovviamente sarà presente nel suo intestino e nella migliore si addormentano sfiniti per le torture o per il dondolio del viaggio in auto.
Ma i genitori, più calmi e sereni per averlo affidato a dei professionisti, finalmente li riprendono tra le braccia, associando però la calma con la soluzione adottata in ospedale e convincendosi della veridicità della presenza di dolore.
Coliche del neonato: cosa fare?
Di seguito ti suggerisco vari modi per stare vicino a un lattante che piange:
- Prova ad attaccarlo
- Controlla che il pannolino non sia bagnato
- Controlla la temperatura corporea o quella della stanza
- Tienilo in una fascia, petto contro petto, e fare una passeggiata
- Cantagli una canzone che già conosce
- Massaggialo dolcemente (ho dedicato un intero articolo al Massaggio Infantile, approfondisci tutto qui)
- Abbraccialo e cullalo al ritmo di una ninna nanna, magari muovendoti sulla palla o facendo le scale
- Parlargli con un tono di voce affettuoso
- Riduci le stimolazioni visive, uditive e tattili in modo da offrirgli un ambiente tranquillo
Di coliche del neonato ne parlo in modo approfondito nel mio corso dedicato al post parto, dove c’è un intero capitolo sul neonato.
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Le coliche del neonato: lo swaddling e quali sono i suoi benefici
Un’altra possibilità è quella di prendere in considerazione lo swaddling: la fasciatura del neonato, che, se correttamente eseguita, riduce le crisi di pianto e non presenta rischi o controindicazioni di ordine medico.
Lo Swaddling è una tecnica antica che consiste nell’avvolgere il neonato in una coperta o un telo leggero, come una specie di würstel nell’hot dog, che lo aiuta a sentirsi raccolto e a rilassarsi perché in qualche modo gli ricorda le sensazioni provate nell’utero.
Il fatto di avere braccia e gambe vicine al corpo attutendo gli effetti del riflesso di Moro, lo mantiene ad una temperatura costante e lo aiuta a dormire meglio.
Come avvolgere i bimbi: ecco i passi da seguire
- Posiziona il telo a mo’ di rombo o come un diamante, ripiega all’interno l’angolo che punta verso l’alto.
- Posiziona il tuo bimbo a pancia in su sul telo, con la testa al di fuori del bordo superiore e il corpo allineato con l’angolo inferiore.
- Allunga il braccio sinistro del bambino, prendi il bordo sinistro del telo e avvolgilo sopra al braccio sinistro e al torace. Infila il telo al di sotto dell’altro braccio e della schiena, in questo modo avrai fissato il braccio sinistro.
- Ripiega il bordo inferiore sul corpo del bambino e posizionalo sotto il mento, distendi il braccio destro e tira il lato destro del telo sul corpo del bimbo e sotto il suo lato destro.
- Allenta la parte arrotolata in modo che possano sempre passare almeno due o tre delle tue dita tra il telo ed il torace, controlla che sia morbido attorno alle gambe per permettergli di muoverle, non arrivare attorno al collo, controlla che il neonato trovi questa posizione comoda e se preferisce le braccia fuori, semplicemente lasciale fuori dal telo.
- Se non ti senti sicura chiedi alla tua ostetrica o al tuo pediatra di insegnarti come fare nel modo corretto.
- Evita di lasciare il telo troppo morbido mentre il bimbo dorme per evitare che muovendosi si ritrovi con il viso avvolto nel telo stesso
- Leggi le linee guida per la sicurezza del neonato che dorme
Alcuni suggerimenti di sicurezza:
- Fasciali in modo comodo ma non troppo, per evitare che il telo finisca per incastrarsi durante il sonno. Controlla di poter infilare due dita tra il telo ed il bimbo nella parte superiore e lasciate la parte attorno alle gambe più morbida.
- Metti il bimbo sempre a dormire sulla schiena, sia che sia fasciato che no.
- Mantieni il bambino al fresco, considera che fasciarlo potrebbe surriscaldarlo, per cui mantieni la temperatura della stanza abbastanza bassa. Leggi le linee guida per il sonno del neonato
- Non fasciarlo più quando il bambino diventa più attivo e comincia a rotolare, cioè circa attorno ai 2 mesi, 2 mesi e mezzo.
Hai mai provato? Quali sono i metodi che hai provato invece ad utilizzare per calmare il tuo bambino? Se ti va, scrivi la tua esperienza nei commenti.
Ciao sono Viviana, ostetrica con più di 20 anni di esperienza in sala parto e 25 come istruttrice di tecniche di meditazione. Sono autrice di libri e di corsi online in cui aiuto le donne a vivere una maternità consapevole con il mio metodo Pronte a Rinascere. Sono centinaia le mamme che ogni giorno seguono i miei consigli dal vivo e online. Se cerchi informazioni su gravidanza, parto, post partum, allattamento e primi mesi di vita del bambino sei nel posto giusto!