L’analgesia epidurale in travaglio è una scelta che si può fare per controllare il dolore del parto. Per poter valutare questa strada, consiglio sempre di avere ben chiaro tutti i pro e tutti i contro. Ecco, allora, tutto quello che c’è da sapere prima di decidere.
La decisione se utilizzarla o meno può essere presa anche durante il travaglio, ma solo se si sono compresi, compilati e firmati i consensi e si ha il necessario benestare dell’anestesista in un periodo lontano dal travaglio di parto (di solito si esegue la visita con l’anestesista a termine di gravidanza, programmabile quando si accede alla struttura che vi accoglierà al momento della presa in carico).
Ovviamente come tutte le cose, l’epidurale porta a dei benefici ma comporta anche dei rischi. Di seguito ti racconto per punti, cosa è, come viene eseguita, chi la può fare, chi no e quali sono i suoi effetti.
L’epidurale: come viene eseguita
Il procedimento dell’epidurale consta nell’inserimento di un catetere nello spazio peridurale (ovvero tra una vertebra e l’altra, nello spazio vuoto tra la vertebra e la coda del midollo spinale) attraverso il quale verrà inoculato il cocktail di farmaci peridurali durante il travaglio rispettando un certo intervallo minimo di tempo tra una somministrazione e la successiva.Il catetere verrà rimosso dolo il parto.
L’epidurale: quando viene eseguita
- Dopo approvazione dell’equipe che segue il travaglio;
- Dopo aver accertato il benessere del bambino;
- A travaglio attivo – ovvero con contrazioni efficaci e regolari per durata, intervallo ed intensità; con una dilatazione del collo dell’utero di circa 3-4 cm; in assenza di altre controindicazioni estemporanee.
Chi non potrà farla
È compito dell’anestesista decidere se sarai candidabile al parto in analgesia epidurale, in base alla tua storia clinica, ai tuoi esami e alla condizione della tua schiena (attenzione ai grandi tatuaggi nella schiena: se coprono la zona di inserimento dell’ago sono una controindicazione alla esecuzione della pratica).
Epidurale: cosa comporta e come funziona
- Se bene eseguita, permette di mantenere il movimento – cosa caldamente consigliata per cercare di non allungare i tempi di travaglio e per permettere al bimbo di posizionarsi in modo corretto – compatibilmente al monitoraggio del travaglio;
- Dal momento in cui si esegue l’analgesia il travaglio diventa medicalizzato, il che implica un tracciato cardiotocografico in continuo sino al parto. Nelle strutture in cui non è disponibile un apparecchio con telemetria, significa che il raggio di movimento è limitato alla lunghezza dei cavi elettrici e dei trasduttori apposti sulla pancia;
- Impedisce l’accesso alla vasca sempre per lo stesso motivo ed in alcuni casi può allungare i tempi del travaglio;
- I farmaci agiscono su un gruppo di nervi che raggiungono l’utero con lo scopo di minimizzare sino ad eliminare il dolore delle contrazioni, che verranno percepite come indurimento della pancia;
- Un’analgesia eseguita correttamente permette di mantenere la percezione ed il movimento delle gambe e del perineo, permette quindi di sentire, durante il periodo espulsivo, la spinta della testa del bambino e di eseguire spinte efficaci sino alla nascita (a volte da alcune donne, queste spinte vengono percepite come dolorose, probabilmente per l’incapacità di distinguere la sensazione del premito da quella delle semplici contrazioni).
Alcuni effetti sgradevoli dell’epidurale
- L’analgesia epidurale abbassa la pressione del sangue, quindi ad alcune donne può dare una sensazione di estrema debolezza e vertigini;
- Riduce la mobilità;
- Può, in alcuni casi, rallentare il travaglio;
- Può aumentare il rischio di parti operativi (applicazione di ventosa o kiwi) o di travagli potenziati con ossitocina sintetica;
- Potrebbe causare prurito temporaneo nella primissima parte;
- in un rischio di mal di testa invalidante dovuto alla puntura accidentale della dura madre con una percentuale di rischio (meglio definita dall’anestesista);
- Si ha una percezione del dolore del post parto più alta;
- È stato notato che i bimbi nati con Analgesia tendono ad essere più sonnolenti e pigri subito dopo il parto ma iperattivi nelle settimane successive.
- La totale assenza di dolore alle contrazioni (tranne in rarissimi casi in cui potrebbe esserci la copertura del dolore sul un solo lato del corpo);
- L’abbassamento della pressione del sangue (molto consigliato nei casi di preeclampsia lieve o ipertensione in gravidanza);
- Non causa sonnolenza se non nella primissima fase.
L’epidurale è assolutamente da applicare in caso di:
- Parto in ragazza minorenne o adolescente o in casi di donna con deficit psicologico grave;
- Gravidanza insorta dopo abuso sessuale;
- Parto di bambino morto in utero.
Per approfondire ogni cosa che ti ho detto in quest’articolo, ti invito ad iscriverti al Replay del mio Webinar dedicato al PARTO CON EPIDURALE.
Tutto quello che devi fare (e che non ti dicono) per non fare l’errore di considerare il tuo parto come passivo
In 1 ora imparerai:
- Da cosa nasce storicamente l’esigenza di fare un parto in analgesia?
- Come viene eseguita e come funziona?
- Quando è il momento di fare l’epidurale?
- L’epidurale rallenta o ostacola il travaglio?
- Che posizione assumere allora?
- Saprò quando spingere? Come faccio a capire quando è il momento?
- Quali sono le posizioni migliori in periodo espulsivo?
- Rischi e benefici & Pro e contro
- Quando non si può fare e perché?
Concludendo, ad ogni donna deve essere data la libertà di scegliere il metodo di sostegno e controllo del dolore più adatto a lei, dove non esistano controindicazioni assolute, senza preconcetti in un senso o nell’altro.
Desiderare un parto il più naturale possibile per sé e per il proprio bambino, è tanto apprezzabile quanto ammettere di avere una soglia del dolore incompatibile con un parto senza analgesia.
Ma attenzione a tutte le donne deve però essere garantita la possibilità di corretta informazione e scelta.
L’analgesia deve essere fornita al pari di tutte le altre possibilità di controllo del dolore a seconda delle caratteristiche della struttura scelta per il parto.
Questo argomento non è totalmente materia ostetrica in quanto procedura medica, quindi se dopo aver letto il post, sei interessata, ti consiglio di parlare con la struttura nella quale hai deciso di partorire per approfondire l’argomento con il personale più competente a spiegare la procedura e le sue controindicazioni, ovvero l’anestesista.
Ciao sono Viviana, ostetrica con più di 20 anni di esperienza in sala parto e 25 come istruttrice di tecniche di meditazione. Sono autrice di libri e di corsi online in cui aiuto le donne a vivere una maternità consapevole con il mio metodo Pronte a Rinascere. Sono centinaia le mamme che ogni giorno seguono i miei consigli dal vivo e online. Se cerchi informazioni su gravidanza, parto, post partum, allattamento e primi mesi di vita del bambino sei nel posto giusto!